Autostima cos’è – Tutto quello che devi sapere

L’autostima è la percezione che una persona ha di sé stessa, del proprio valore e delle proprie capacità. 

È un aspetto fondamentale del benessere psicologico e influenza molte aree della nostra vita come le relazioni personali, il rendimento lavorativo e il modo in cui ci si rapporta alle difficoltà.

In questo articolo faremo una panoramica generale su cos’è l’autostima, i fattori che l’influenzano (portando a una bassa autostima o aiutando ad aumentarla) e come si sviluppa.

Indice dei Contenuti

Autostima

Autostima in psicologia: definizione e caratteristiche principali

L’autostima comprende l’insieme di giudizi, opinioni e valutazioni che un individuo fa di sé. Essa si basa sia su elementi oggettivi (come i risultati ottenuti o le abilità dimostrate),sia su elementi soggettivi (come l’immagine che la persona ha di sé stessa). In altre parole, l’autostima dipende dall’equilibrio tra:

Quando questi elementi sono in armonia, l’autostima tende a essere stabile e positiva. Al contrario, se la distanza fra “come sono” e “come vorrei essere” è percepita come troppo grande, o se si ha la sensazione di essere giudicati in modo negativo, l’autostima può diminuire.

Autostima: significato in parole semplici

Avere autostima significa credere di avere un valore come persona e di poter affrontare le difficoltà della vita. È la fiducia che ognuno ha nelle proprie capacità e la consapevolezza che, anche se si commettono errori, non significa essere “sbagliati” o “incapaci”, ma soltanto avere qualcosa da imparare.


Esempio di autostima:

Immagina di dover parlare davanti a un gruppo di persone (per esempio, presentare un progetto a scuola o durante una riunione di lavoro):

  • Se la tua autostima è bassa, potresti pensare:
    “Sicuramente dirò qualcosa di sbagliato. Non sono in grado di spiegarmi bene. Gli altri penseranno che sono incapace.”In questo modo, magari proverai molta ansia e potresti cercare di non fare la presentazione o non prepararti in modo adeguato.
  • Se invece hai una buona autostima, potresti dirti:
    “È normale essere un po’ nervosi, ma mi sono preparato e so quello che devo dire. Posso imparare dagli errori e fare del mio meglio.” In questo caso, ti sentiresti più sereno e avresti molte più possibilità di fare una bella presentazione.

Fattori che influenzano l’autostima

  1. Esperienze dell’infanzia e dell’adolescenza: L’atmosfera familiare, le prime interazioni sociali e i modelli educativi contribuiscono alla formazione dell’immagine di sé. Un bambino che riceve incoraggiamenti e sostegno in modo equilibrato sviluppa, di norma, un senso di fiducia nelle proprie capacità.
  2. Successi e fallimenti: Gli esiti positivi in campo scolastico, lavorativo o sportivo possono rafforzare l’autostima, mentre i ripetuti fallimenti o le critiche ricevute in modo costante possono indebolirla.
  3. Influenze sociali e culturali: Le aspettative sociali, gli ideali di bellezza o di successo e le norme culturali possono incidere profondamente sulla percezione di sé.
  4. Confronto con gli altri: Confrontarsi troppo spesso con standard esterni o con persone percepite come più “brave” o “competenti” può generare un senso di inadeguatezza.
  5. Condizioni di salute fisica e mentale: Stati di stress, disturbi psicologici (come ansia e depressione) o patologie croniche possono influire sul modo in cui ci si vede e si valutano le proprie risorse.
Sviluppo dell'autostima nei bambini

Fasi di sviluppo dell’autostima

L’autostima nei bambini si sviluppa in 4 fasi dell’età

  1. Prima infanzia (0-3 anni)
    • In questo periodo, i bambini sviluppano la sicurezza di base grazie alle relazioni di accudimento e attaccamento con i genitori o i caregiver.
    • Ricevere cure coerenti e affetto contribuisce a far sentire il bambino al sicuro e “degno di essere amato”.
    • Il sorriso, il contatto visivo e la risposta adeguata ai bisogni (fame, sonno, coccole) sono i primi mattoncini dell’autostima.

  2. Età prescolare (3-6 anni)
    • I bambini iniziano a esplorare il mondo esterno in modo più autonomo, ad esempio attraverso il gioco e le prime interazioni sociali in ambienti come l’asilo o le scuole dell’infanzia.
    • I feedback positivi (incoraggiamento, apprezzamento) trasmessi da figure adulte di riferimento, come genitori e insegnanti, contribuiscono a consolidare la fiducia in sé stessi.
    • In questa fase, i bambini scoprono le loro abilità e i loro limiti, imparando ad associarli al concetto di “competenza” (ad esempio, “so allacciarmi le scarpe da solo”).

  3. Età scolare (6-10 anni)
    • Con l’ingresso nella scuola primaria, l’autostima inizia a essere influenzata in modo più evidente dal rendimento scolastico e dal confronto con i pari.
    • I bambini ricevono valutazioni esterne (voti, giudizi degli insegnanti) e imparano a porsi obiettivi, entrando più profondamente in contatto con il concetto di riuscita o fallimento.
    • Le relazioni con gli amici diventano sempre più importanti: l’essere accettati o rifiutati dal gruppo dei coetanei può avere un impatto significativo sull’idea che il bambino ha di sé.

  4. Preadolescenza (10-12 anni)
    • In questa fase, i bambini iniziano a mostrare un pensiero sempre più critico e riflessivo. Si confrontano con il proprio aspetto fisico, i propri interessi e la propria personalità in relazione ai modelli sociali e culturali proposti dall’ambiente e dai media.
    • I rapporti con i coetanei si fanno più complessi e la ricerca di autonomia dal contesto familiare comincia a influenzare la percezione di sé.
Autostima cos'è

Cosa può danneggiarla

Una persona può avere bassa autostima quando ritiene di non avere un valore personale sufficiente o quando pensa di non essere capace di affrontare le sfide della vita. Questo senso di inadeguatezza può derivare da molti fattori spesso collegati fra loro. Di seguito analizziamo le principali cause e i processi che possono portare a una ridotta fiducia in sé stessi.

 

1. Esperienze familiari e di crescita

  • Critiche frequenti e severità eccessiva: Se un bambino riceve molti rimproveri, giudizi negativi e poca approvazione, può maturare l’idea di “non essere abbastanza bravo”.
  • Mancanza di sostegno emotivo: Famiglie che mostrano poco affetto o non offrono una base sicura di ascolto e comprensione possono privare il bambino di esperienze che alimentano il senso di competenza e sicurezza.
  • Confronti e paragoni continui: Se un genitore o un insegnante paragona spesso il bambino ai fratelli o ai compagni (“Perché non sei bravo come tuo fratello?”), il bambino può sviluppare sensazioni di inferiorità.

2. Traumi e esperienze negative

  • Abusi fisici o psicologici: Eventi traumatici, come maltrattamenti o manipolazioni emotive, minano profondamente la fiducia in sé stessi.
  • Bullismo e prese in giro: Essere vittima di bullismo a scuola o di emarginazione nel gruppo dei pari può far insorgere un sentimento di vergogna e insicurezza.
  • Lutti e separazioni conflittuali: La perdita di una figura affettivamente importante o la separazione dei genitori vissuta in modo traumatico possono destabilizzare il senso di sé.

3. Fattori socioculturali

  • Standard irrealistici: Pressioni sociali (ad esempio, sui canoni di bellezza o di successo) possono far sentire le persone inadeguate se non rispecchiano tali aspettative.
  • Discriminazione e pregiudizi: Gli individui che subiscono discriminazioni (per etnia, genere, orientamento sessuale, status socioeconomico) possono interiorizzare messaggi negativi sulla loro identità.
  • Confronto sui social media: L’uso intensivo di piattaforme sociali, dove si tende a mostrare solo gli aspetti più positivi della vita, può far credere a chi guarda di non essere “all’altezza”.

4. Aspetti personali e di personalità

  • Bassa resilienza: Alcune persone possiedono una minore capacità di fronteggiare lo stress e le difficoltà, sviluppando più facilmente pensieri negativi su di sé.
  • Temperamento ansioso: Chi tende a essere ansioso potrebbe sentirsi spesso insicuro e insoddisfatto dei propri risultati, ingigantendo i propri errori.
  • Perfezionismo: Avere standard molto elevati e non tollerare il minimo errore può condurre a un perenne senso di insoddisfazione e di autocritica eccessiva.

5. Salute fisica e mentale

  • Malattie croniche: Avere problemi di salute che limitano le attività può incidere negativamente sulla percezione del proprio valore.
  • Disturbi dell’umore o disturbi d’ansia: Questi stati psicologici possono compromettere la capacità di vedersi in una luce positiva, alimentando un circolo vizioso di pensieri negativi.
  • Dipendenze: L’abuso di sostanze (alcol, droghe) o comportamenti compulsivi (gioco d’azzardo, shopping) possono emergere come tentativo di compensare o sfuggire a un senso di inadeguatezza.

6. Stile di vita e ambiente circostante

  • Mancanza di supporto sociale: Persone senza una rete di amici o familiari che offrano sostegno emotivo e aiuto pratico possono sentirsi isolate e meno valide.
  • Scarso riconoscimento in ambito scolastico o lavorativo: Se gli sforzi non vengono adeguatamente riconosciuti o gratificati, è più probabile che la persona sviluppi convinzioni negative sulle proprie capacità.

Come si crea la bassa autostima

In generale, la bassa autostima non nasce da un unico episodio isolato, ma deriva da un insieme di esperienze ripetute e di interpretazioni personali di tali esperienze. Quando una persona incontra ripetuti ostacoli o vive relazioni poco valorizzanti, può iniziare a maturare pensieri come “Non valgo abbastanza” o “Non riuscirò mai a farcela”. Nel tempo, questi pensieri diventano credenze radicate (schemi mentali) che influenzano negativamente la percezione di sé e la sicurezza nelle proprie capacità.

Come aumentarla

In un articolo precedente abbiamo parlato di come aumentare l’autostima in maniera dettagliata, dando 21 consigli e tecniche immediatamente applicabili. In questa sezione faremo una panoramica più generale. 

Per rafforzare la propria autostima bisogna lavorare su delle specifiche aree della vita: 

  • Area cognitiva: ovvero il mondo dei pensieri e delle convinzioni personali. Qui diventa utile individuare e mettere in discussione quelle idee negative che spesso si ripetono nella mente, come “Non sono capace” o “Fallirò di sicuro”.
  • Area relazionale: riguarda i rapporti con familiari, amici e colleghi. Stare a contatto con persone che trasmettono rispetto e sostegno aiuta a sentirsi apprezzati, a trovare conferme positive e a ridurre l’autocritica. Allo stesso tempo, è importante imparare a riconoscere e a prendere le distanze da ambienti o relazioni tossiche che minano il senso di stima di sé.
  • Stile di vita, perché ciò che succede nel corpo e nel contesto quotidiano influenza la percezione di sé. Dormire a sufficienza, seguire un’alimentazione equilibrata, praticare un’attività fisica anche leggera (come una passeggiata regolare) e ritagliare spazi per il riposo mentale (lettura, meditazione, ascolto della musica) facilitano un maggior benessere generale, che si riflette anche sulla fiducia in sé stessi. Quando ci si sente in salute e più energici, è più facile affrontare sfide e cambiamenti senza crollare emotivamente.
  • Progetti e degli obiettivi: essenziale per dare un senso di direzione alla vita e per sentirsi utili e capaci. Porre traguardi realistici, alla propria portata, e dividere i compiti in piccoli passi permette di sperimentare piccoli successi che alimentano la sicurezza in sé. Ogni volta che si raggiunge uno scopo, anche se modesto, si consolida l’idea di poter agire sul mondo in modo efficace.

 

Tutto ciò, nel suo insieme, aiuta a costruire un’immagine di sé più solida: modificare i pensieri distruttivi, imparare a gestire al meglio le emozioni, circondarsi di relazioni sane, curare il proprio benessere fisico e coltivare obiettivi significativi, rappresentano i principali “mattoncini” su cui lavorare per aumentare l’autostima.

Autori che hanno parlato di autostima:

William James è stato uno dei primi a occuparsi del concetto di sé, sottolineando che l’autostima si basa sul rapporto tra successi reali e pretese personali.

Carl Rogers ha introdotto la nozione di “Sé ideale” e “Sé reale”, indicando come la distanza tra questi due possa generare benessere o disagio. Un buon livello di autostima deriva da un “Sé reale” che si avvicina al “Sé ideale”.

Abraham Maslow ha collocato l’autostima nella sua “Piramide dei bisogni”: prima di dedicarci alla realizzazione personale (auto-realizzazione), è importante soddisfare il bisogno di sentirci apprezzati e riconosciuti.